#Duspicci sul Milan (pippone version)

Federico Castiglioni
4 min readMar 21, 2018

In novità assoluta su Medium, #Duspicci a caso sulle finanze del Milan:

foto emblematica seppur priva di connessione diretta al ragionamento.

- Le varie voci di acquisizioni del Milan sono datate 2014. All’epoca non c’erano i cinesi ma i thailandesi, all’epoca si vaneggiava del Milan che valeva un miliardo di euro (per poco meno di metà del pacchetto azionario, si offriva mezzo miliardo, questo nonostante il Milan avesse iscritto a bilancio un valore di 425 milioni). Cifra totalmente fuori mercato non solo per il Milan in quanto tale (brand e segate varie comprese), ma per qualsiasi società di calcio, fuori scala persino per le valutazioni “sommarie” di Forbes.

- Il Milan è stato ceduto per un motivo preciso, che non è banalmente quello del “giocattolino oramai troppo costoso” per Silvio: avesse potuto, se lo sarebbe tenuto a costo di farlo marcire. Ma c’era un problema ben più grosso: la scalata ostile dei francesi di Vivendi a Mediaset, che oltretutto stava in una vera e propria crisi di bilancio. Sacrificare il Milan come necessità per salvare l’azienda di famiglia.

- Checché se ne dica (e il funzionariato rossonero ha fatto svariate inversioni a U sul tema) da dove siano arrivati i milioni poi finiti a Fininvest (la grande holding che controlla l’impero di Silvio) non si sa, se non per la quota di 300 milioni versata dal fondo Elliott.

- La Sino-Europe Investment Management Changxing prima, e la Rossoneri Champion Investment Lux poi, che hanno formalmente fatto arrivare il denaro a Fininvest per il Milan, sono letteralmente “scatole cinesi”. Non esistono, non hanno capitale sociale, non hanno attività, non hanno niente. Si presume che il cambio di società a cavallo del closing sia stato dovuto ad un cambio di cordata, ma chi e in che misura sia stato e stia dietro queste due società non si sa. Unico indizio è la presenza di Lu Bo nel cda del Milan, esponente della Haixia Capital Management, fondo d’investimento controllato in maniera più o meno diretta dal governo cinese.

- Il Milan è stato ceduto per 740 milioni di euro, comprendenti 220 milioni di debito già in testa alla stessa società rossonera. Già stiamo parlando di un valore sostanzialmente dimezzato rispetto all’ipervalutazione fatta ai tempi dei thailandesi. Ma di questi 740 milioni, come detto, tolti i 300 prestati da Elliott a vario titolo, si ignora chi ne abbia versati 340. Yonghong Li di persona è ormai da escludere, dato che le sue società cassaforte o non esistono o sono fallite (in ultima, la Jie Ande, sul quale pendeva una richiesta di liquidazione per bancarotta da parte della Banca di Canton di fronte al Tribunale di Shenzen).

- Nota bene: la questione delle disponibilità finanziarie di Li è uno dei temi maggiori sul quale parte del circo mediatico milanista ha fatto inversione a U. Se la tesi opposta è sempre stata “ma questo non c’ha una lira, da dove arrivano i soldi?”, si è passati rapidamente dal “tutte balle questo ha la grana” al “tutte balle è ovvio che ci sono altri investitori dietro” (grazie, ma quali? è lecito domandarlo?)

- Insomma di sicuro ci sono i 300 (anzi, 303) milioni del fondo Elliott, tramite la società veicolo Project Redblack, presta 180 milioni al tasso d’interesse dell’11,5% alla controllante lussemburghese del Milan (la sopracitata Rossoneri Champion Investment Lux, a sua volta controllata da altra società lussemburghese a sua volta controllata da società con sede a Hong Kong), e 123 milioni direttamente al Milan, al tasso d’interesse dell’8,5%. Il tutto con clausola di default: se a ottobre 2018 il debito non è ripianato, il Milan passa dalle “scatole cinesi” a Elliott.

- Cito: “il Milan è diventato un subprime”, un titolo derivato. In effetti, è stato acquistato a debito dando in garanzia sé stesso. Un sé stesso che in realtà ha un valore molto più vicino ai 123+180 milioni appesantiti dalla clausola di default piuttosto che ai 740 dichiarati. Si parla essenzialmente di un brand, privo di asset che non siano l’arricchito in estate (e volendo, già in parte svalutato) parco giocatori e Milanello, opportunamente bloccati dagli accordi con Elliott per evitare una svalutazione societaria nel tentativo di ripagare i debiti, debiti tutto sommato neanche astronomici.

- A chiudere: il Milan fallirà? non penso proprio. Male che va finisce al fondo squalo Elliott, comunque poco interessato alla gestione diretta di società del genere. Il Milan è in una bolla? beh, sì. Che l’operazione di acquisizione del Milan sia una bolla speculativa non è neanche una questione di cui discutere, tanto che è palese. Entro ottobre probabilmente si vedrà se Haixia e l’altro “socio occulto” Huarong si mostreranno in prima persona o si defileranno definitivamente, ma queste sono cose che dipendono da Pechino prima ancora che dal piazzamento finale del Milan in campionato (piazzamento dal quale dipende in parte il business plan rossonero per il futuro, nonché l’agognato ok della Uefa al Fair play finanziario finora negato già due volte, con ogni probabilità proprio per l’assenza di certezze su quale sia l’effettiva proprietà rossonera — ennesima questione dove il funzionariato milanista ha fatto un po’ di testacoda — ).

- Nel caso remoto, la bolla potrebbe pure scoppiare. Per “fortuna” quando si parla di pallone si parla di un mercato ancora in grande espansione, capace di ammortare i suoi debiti con crescite di fatturato esponenziali. E gli interessi in ballo sul Milan son più grandi e pesanti di quelli ad esempio in testa al Parma, caso più eclatante di gestione allegra e presidenti senza grana. Proprio per questo farsi domande in generale sullo stato delle finanze del pallone è sana abitudine, e non sindrome da accerchiamento come percepito da qualcuno. Per il resto, una boutade finale sul fatto che la comunicazione social del Milan sia stata affidata ad uno che aspetta ancora Gancikoff a Malpensa come uomo della cordata cinese.

P.s. Comunque, alla fine della fiera la procura di Milano un fascicolo d’indagine senza ipotesi di reato lo ha aperto davvero, relativo alle segnalazioni sospette di Bankitalia su alcune operazioni relative al closing.

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Federico Castiglioni

Fiorentina o barbarie. Collettivo Linea Mediana. Considerazioni su @Sportellate_it